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quorum a 2500 VIGGIANO GIUSEPPE 16 Novembre 2007 18:39
con il quorum a 2500, vi sarebbero piu' farmacie e non avrebbero ragione di esistere parafarmacie, sanitarie ed erboristerie
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Re:quorum a 2500 CAROCCIA GIUSEPPINA 19 Novembre 2007 9:10
QUESTO NON E' STATO CAPITO DAI COLLEGHI NON TITOLARI E TITOLARI DI FARMACIE URBANE.
LA MAGGIOR PARTE DELLE FARMACIE SONO RURALE E LAVORANO SU CIRCA 1000-1500 ABITANTI ,PERCHE' CI DEVONO ESSERE FARMACISTI DI SERIE B E FARMACISTI DI SERIE A .
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Re:quorum a 2500 VIGGIANO GIUSEPPE 19 Novembre 2007 22:07
FEDERFARMA NAZIONALE HA PROPOSTO QUORUM A 3800 CON POSSIBILITA' DI APRIRE PER ESIGENZE TERRITOPRIALI ANCHE IN ZONE CON 1000 ABITANTI, QUINDI SARA' L'INIZIO DELLA FINE A COMINCIARE DELLE GRANDI FARMACIE.NON HANNO CAPITO UN TUBO. SE SCENDESSE IL QUORUM A 2500 APRIREBBERO MOLTISSIME FARMACIE ED IL SERVIZIO SAREBBE CAPILLARE ED INCONTRASTATO DA QUALSIASI ALTRA ATTIVITA' COMMERCIALE COLLATERALE(SANITARIE, PARAFARMACIE,ERBORISTERIE)
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Re:quorum a 2500 VIGGIANO GIUSEPPE 21 Novembre 2007 0:26




Guacci informa…

Circolare n. 239 del 19/11/2007

ASSEMBLEA NAZIONALE FEDERFARMA ROMA, 15 NOVEMBRE 2007



RELAZIONE DEL PRESIDENTE GIORGIO SIRI

Perché questa Assemblea
Ho deciso di riunire comunque questa Assemblea, che era stata convocata inizialmente con l’obiettivo di decidere le modalità di un’azione sindacale forte per costringere il Governo a una trattativa vera, anche se il quadro è cambiato. E ho deciso di confermare la riunione, nonostante ci troviamo oggi in una fase interlocutoria, perché ritengo importante darvi tutti gli elementi per valutare la situazione e il possibile andamento della trattativa che si sta per aprire, proprio grazie all’annuncio del passaggio all’indiretta dal 19 novembre. Passaggio all’indiretta che, come sapete, abbiamo sospeso a fronte della convocazione da parte del Governo per la prossima settimana.

Ripercorriamo i fatti degli ultimi mesi
Partiamo da dove eravamo rimasti, cioè dall’ultima Assemblea, quella del 7 giugno scorso.

In quella occasione, avevate dato mandato a me e al Consiglio di Presidenza di raggiungere tre obiettivi in 45 giorni. Tale termine si riferiva alla durata presunta dell’esame del DDL Bersani al Senato, esame che si è prolungato a dismisura, tanto che oggi, a 150 giorni di distanza, il provvedimento è ancora in X Commissione, senza che ancora siano stati votati gli emendamenti all’articolo 2, che prevede la vendita dei farmaci con ricetta nei supermercati e nelle parafarmacie.

I tre obiettivi fissati dall’Assemblea
I tre obiettivi fissati dall’Assemblea erano:

1) cancellazione dell’emendamento D’Elia al Senato;

2) apertura di un tavolo di confronto con il Governo per discutere a tutto tondo delle prospettive della farmacia;

3) apertura delle trattative per il rinnovo della convenzione farmaceutica nazionale.

Liquido subito il punto 3), non perché non sia importante, ma perché, a questo proposito, mi limito a ricordarvi che al Senato è stato approvato un emendamento che attribuisce alla SISAC il compito di trattare la convenzione, eliminando, quindi, i dubbi interpretativi che sembravano ostacolare l’avvio delle trattative. Vi ricordo anche che le Regioni hanno approvato le loro linee guida per il rinnovo e che un apposito gruppo di lavoro in Federfarma sta lavorando alla nostra piattaforma.



1) cancellazione dell’emendamento D’Elia

Per quanto riguarda il primo punto, cioè la cancellazione dell’emendamento D’Elia, come vi ho detto, non siamo ancora arrivati al momento del voto. La ripresa dell’esame in Commissione è prevista a partire dal 20 novembre. È probabile che, alla luce dell’apertura di una trattativa con il Governo, l’articolo 2 possa essere accantonato ed esaminato più in là, per consentire di individuare una soluzione alternativa condivisa.

Dobbiamo, però, registrare alcuni elementi positivi ottenuti grazie all’impegno dei tanti colleghi del Consiglio che in questi mesi si sono dati da fare per incontrare esponenti del Governo e del Parlamento, di tutte le forze politiche.

Gli elementi positivi sono i seguenti:

- la XII Commissione Igiene e sanità del Senato ha posto come condizione, per esprimere un parere favorevole sul DDL, la cancellazione dell’articolo 2;

- la I Commissione Affari costituzionali del Senato si è allineata al parere della XII, affermando che l’articolo 2 interviene su una materia estremamente delicata che richiede ulteriori approfondimenti anche per quanto riguarda i possibili profili di incostituzionalità;

- in X Commissione Industria del Senato sono stati presentati numerosissimi emendamenti tendenti a sopprimere l’articolo 2 e l’articolo 7 e firmati da esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione. Particolarmente importanti, ovviamente, quelli del relatore, senatore Banti.

Devo anche segnalarvi per completezza di informazione che in X Commissione sono stati presentati anche emendamenti molto negativi per noi, sui quali tornerò più avanti. Mi riferisco alle proposte di sanatoria delle parafarmacie, di istituzione di farmacie non convenzionate, di ingresso illimitato del capitale nella titolarità delle farmacie.

2) apertura di un tavolo di confronto

Abbiamo ottenuto anche l’apertura di un confronto con il Governo, come richiesto dall’Assemblea, con l’obiettivo di individuare una serie di misure di riordino del servizio farmaceutico che potessero costituire un’alternativa all’articolo 2 del DDL Bersani. Questa soluzione ci è sembrata la più indicata perché abbiamo avuto la netta sensazione, alla luce di alcune dichiarazioni del Ministro Bersani e di altri esponenti della maggioranza, che si stesse facendo strada l’ipotesi di forzare la mano e di tentare comunque di approvare l’articolo 2 così com’è. Con questo obiettivo abbiamo, quindi, partecipato al tavolo tecnico, istituito su nostra richiesta dal Ministro Turco. Al tavolo hanno partecipato anche la F.O.F.I., Assofarm, in rappresentanza delle farmacie comunali (anche quelle in mano alle multinazionali), funzionari del Ministero della salute, dello sviluppo economico e delle Regioni.

Una breve parentesi. Una delle cose che ci ha preoccupato di più in questo contesto è stata la modalità scelta dal Ministero dello sviluppo economico per partecipare, o meglio non partecipare al tavolo. Non è intervenuto il direttore generale della direzione consumatori, preposto a questi argomenti, bensì un funzionario che si occupa di tutt’altre cose, limitandosi ogni volta a dichiarare di voler riferire ai propri superiori l’andamento dei lavori. All’ultima riunione, quella conclusiva, non si è presentato neanche questo funzionario, chiaramente perché il Ministero dello sviluppo economico si è voluto mantenere le mani libere.

Le proposte
Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono state le proposte elaborate dal tavolo. Avete ricevuto al riguardo una bozza di articolato, vediamo i punti principali:

1) riduzione e unificazione del quorum in tutti i Comuni a una farmacia ogni 3.800 abitanti;

2) snellimento dei vincoli posti dall’articolo 104 del TULLS all’apertura di farmacie in deroga al criterio demografico: tali farmacie possono essere aperte nei nuclei abitati con almeno 1.000 abitanti, a condizione che la farmacia più vicina disti almeno 1.500 metri. La popolazione servita da queste farmacie non viene computata ai fini dell’apertura di nuova farmacie nel comune in base al criterio demografico;

3) nei nuclei abitati o nei comuni con meno di 1.000 abitanti le Regioni possono autorizzare l’apertura di un dispensario, anche se non è prevista una sede farmaceutica in pianta organica;

4) sempre in deroga al criterio demografico possono essere aperte farmacie:

a. negli aeroporti civili a traffico internazionale, nelle stazioni ferroviarie, nelle stazioni marittime e nelle aree di servizio autostradali ad alta intensità di traffico;

b. nei grandi centri commerciali (superficie di vendita superiore a 10.000 metri quadri), a condizione che la farmacia più vicina disti almeno 1.500 metri. Tali farmacie , in sede di prima applicazione, possono essere assunte dai Comuni di pertinenza, salvo rinuncia da parte del Comune. In questo modo i Comuni vengono in qualche modo “risarciti” per la rinuncia al diritto di prelazione in occasione della prima revisione della pianta organica dopo l’entrata in vigore della nuova legge. Parallelamente, i titolari di farmacia urbana rinunciano a partecipare al primo concorso;

5) snellimento delle procedure concorsuali con l’introduzione di un concorso per soli titoli. Tali norme rispecchiano, alleggerendole quelle concordate nell’ambito del primo tavolo tecnico, istituito dal Ministro Turco, e confluite in un emendamento al disegno di legge di semplificazione del SSN, poi approvato. L’alleggerimento delle norme originarie è stato necessario a seguito di un parere negativo della Commissione Affari costituzionali del Senato e delle Regioni, in quanto una normativa di eccessivo dettaglio rischia di invadere le competenze regionali. Il testo che avete ricevuto potrebbe, peraltro, subire ulteriori ritocchi da parte delle Regioni che si sono riservate di rivedere l’articolato.

Punti qualificanti della normativa concorsuale, come vi ho detto, sono:

Ø la rinuncia dei titolari urbani e rurali non sussidiati a partecipare al primo concorso dopo l’entrata in vigore della nuova legge per favorire i non titolari e i colleghi che hano operato per anni in sedi disagiate;

Ø la rinuncia da parte dei Comuni a esercitare il diritto di prelazione in occasione della prima revisione della pianta organica dopo l’entrata in vigore delle nuove norme, a fronte della possibilità di assumere la gestione delle farmacie nei centri commerciali;

Ø il risultato sarà che le 2.000-2.200 farmacie che si apriranno grazie al nuovo quorum e alle nuove possibilità di apertura in deroga saranno assegnate a farmacisti non titolari;

Ø la possibilità per i farmacisti rurali sussidiati di ottenere una sede migliore grazie a una maggiorazione del punteggio;

Ø l’assegnazione delle sedi lasciate libere dai colleghi rurali sussidiati a giovani farmacisti non titolari, che potranno così fare esperienza;

Ø la non applicazione di limiti di età alla partecipazione ai concorsi nelle Regioni dove non si svolgono concorsi da oltre 5 anni.

Gli altri punti delle proposte riguardano:

6) il decentramento: nel caso in cui le farmacie non si spostino nelle nuove circoscrizioni, le Regioni possono istituire nuove sedi farmaceutiche, messe a concorso;

7) la possibilità per ciascun titolare di farmacia di avere fino a quattro farmacie, nella provincia dove è tenuto l’albo professionale al quale è iscritto, in analogia a quanto previsto per le società di farmacisti;

8) la trasformazione degli orari di apertura e dei turni da massimi in minimi, in linea con quanto richiesto dall’Antitrust, ma mantenendo la garanzia che chi prolunga l’orario oltre la chiusura diurna debba garantire l’intero servizio notturno;

9) la riclassificazione a farmaci senza obbligo di ricetta medica, a cura dell’AIFA, per tutti i farmaci di fascia C che presentino sufficienti garanzie di sicurezza. Questo al fine di andare incontro alle richieste della GDO e delle parafarmacie di disporre di una gamma più ampia di prodotti, senza far uscire dalla farmacia la ricetta. Tale proposte è in linea anche con le richieste dei produttori di farmaci senza ricetta, rappresentati da ANIFA.

Si è parlato anche di capitale
Per completezza di informazione vi devo dire che, nell’ambito del tavolo, si è parlato anche di una possibile apertura al capitale nella titolarità delle farmacie, ma solo nell’intento di verificare se un’apertura circoscritta possa consentire di bloccare o ritardare la procedura di infrazione europea contro l’Italia e un’eventuale condanna da parte della Corte di Giustizia. Come sapete, infatti, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia, con l’accusa di avere norme in materia di titolarità delle farmacie e di incompatibilità tra distribuzione all’ingrosso e finale dei farmaci troppo restrittive, in contrasto con la normativa comunitaria. Un’eventuale condanna da parte della Corte di Giustizia costringerebbe l’Italia a consentire l’ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie.

Ovviamente l’apertura al capitale, ma certo non in misura limitata come si era ipotizzato (quattro farmacie a livello nazionale), è fortemente sostenuta da Assofarm che ha al proprio interno la Gehe (fisicamente presente al tavolo) che spinge in tal senso per poter creare catene di farmacie.

La discussione su questa materia si è fermata nel momento in cui è intervenuto al tavolo l’avvocato dello Stato che difende l’Italia di fronte alla Corte di Giustizia. L’avvocato, infatti, ha espresso il parere che un’eventuale apertura dell’Italia su questa materia indebolirebbe la difesa di fronte alla Corte e metterebbe in difficoltà anche quei Paesi, come la Francia, la Germania, la Spagna, la Finlandia e l’Austria, che sono intervenuti a nostro sostegno nel procedimento e che stanno mettendo in una qualche difficoltà la Commissione Europea.

La materia però potrebbe tornare prima o poi in ballo. Teniamoci, quindi, pronti a discutere anche di questo argomento.

La portata delle riforme
Come avrete potuto vedere, abbiamo elaborato un pacchetto molto articolato di proposte e di aperture alle richieste dei diversi interlocutori, che dimostrano in modo chiaro come le farmacie non siano chiuse al cambiamento, ma anzi siano disposte ad autoriformarsi per rispondere alle esigenze della collettività.

Quanto sia ampia la portata delle riforme proposte lo dimostra in modo chiaro un intervento di Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, un liberista sfegatato che non ci ama. In un articolo pubblicato su “Libero Mercato” del 13 novembre, Mingardi sostiene che le proposte di Federfarma rappresentano una riforma organica del settore che va in direzione di una maggiore efficienza del sistema e che andrebbe accettata al volo, anche sacrificando l’emendamento D’Elia che costituirebbe, a suo dire, solo un piccolo passo verso un sistema meno corporativo. Posizione analoga è stata espressa dal Presidente di Farmindustria Dompè che, tempo fa, salvo poi rettificare il tiro, si era espresso a favore dell’emendamento D’Elia.

La posizione del Governo
Sembrerebbe, quindi, ovvio a questo punto che il Governo faccia proprie queste proposte, eventualmente con qualche aggiustamento, e le trasformi in un emendamento sostitutivo dell’articolo 2 del DDL Bersani-ter.

La cosa non è però così pacifica.

Il Ministro della salute, in occasione dell’ultima riunione del tavolo, dopo aver espresso apprezzamento e condivisione per le nostre proposte, ha dichiarato di non avere la certezza di poterle far condividere integralmente dal Ministro Bersani.

Parallelamente, come vi ho detto, abbiamo registrato l’assenza del Ministero dello sviluppo economico all’ultima riunione, proprio per non “sporcarsi le mani”.

Le iniziative di Federfarma
A fronte di questa situazione di grande incertezza, abbiamo deciso di forzare la mano. Abbiamo convocato una conferenza stampa congiunta con F.O.F.I. e Assofarm per presentare le nostre proposte e abbiamo annunciato il passaggio all’assistenza indiretta a partire dal 19 novembre a seguito della disdetta unilaterale da parte dello Stato della convenzione farmaceutica nazionale. Infatti, l’eventuale decisione di procedere all’approvazione dell’articolo 2 equivarrebbe a un cambiamento insostenibile delle regole e delle norme concordate tra farmacie e SSN e non potrebbe essere accettata in silenzio dalle farmacie

L’annuncio della protesta, come era ovvio, ha scatenato un putiferio di polemiche e di attacchi.

L’apertura del tavolo “politico”
L’annuncio ha avuto, però, il pregio di spingere il Governo a convocarci a una trattativa, alla quale parteciperanno, a livello politico e non più tecnico, il Ministero della salute, il Ministero dello sviluppo economico e probabilmente la Presidenza del Consiglio.

Abbiamo, quindi, ottenuto un risultato importante: l’apertura di un confronto politico sul futuro della farmacia. Era quello che aveva richiesto l’Assemblea.

Certo, con questo, non abbiamo risolto i problemi. Anzi, il difficile viene ora perché si aprirà una dura trattativa con il Governo e, in particolare con soggetti che non ci vedono di buon occhio, per usare un eufemismo. Il punto di partenza della trattativa è ovviamente l’articolato elaborato dal tavolo tecnico, ma il punto di arrivo è oggi difficile da prevedere.

Elementi per valutare il possibile andamento della trattativa
Vi voglio fornire al riguardo alcuni elementi di valutazione per comprendere quali sono gli interessi in gioco e quali potranno essere i temi oggetto della trattativa.

Dobbiamo tenere presente, innanzitutto, che nel corso della trattativa emergeranno sicuramente le richieste dei vari soggetti interessati, a partire dalle multinazionali della distribuzione intermedia, presenti fisicamente al tavolo nella persona del vice-presidente di Assofarm, che è amministratore delegato di Admenta (cioè la Gehe italiana). Tali soggetti puntano alla creazione di catene di farmacie, grazie all’ingresso del capitale, ma puntano anche a mantenere, per quanto possibile, un contesto regolato che garantisce maggiore redditività.

Ma gli interessi in campo sono anche altri. Ci sono quelli della GDO che punta ad un ampliamento dei farmaci vendibili nei propri punti vendita. Ci sono le parafarmacie che puntano alla sanatoria dei punti vendita “storici” e a una successiva regolamentazione per le nuove aperture. Abbiamo i liberi farmacisti che vogliono le farmacie non convenzionate, le associazioni consumatori che sono favorevoli alla fascia C fuori dalla farmacia, l’industria farmaceutica che spinge per comprimere i margini della farmacia e potrebbe essere a favore della liberalizzazione per ampliare il mercato, ma vede di buon occhio, comunque, un aumento dei punti vendita.

Su tutto grava la procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea per consentire la proprietà delle farmacie a non farmacisti e l’integrazione verticale tra distribuzione intermedia e distribuzione finale del farmaco.

In questo contesto, gli elementi che entreranno nella trattativa sono:

Ø l’articolo 2 del DDL Bersani che va incontro alla richiesta della GDO e delle parafarmacie di disporre di una gamma più ampia di medicinali, per poter sostenere i costi legati alla presenza obbligatoria del farmacista. Non solo, ma l’articolo 2 risponde anche a una logica di liberalizzazione del settore dal basso, costituisce cioè un cuneo destinato a spaccare l’intero sistema delle farmacie, demolendo la pianta organica e introducendo il capitale senza alcun vincolo. Favorisce in tal senso tutti i soggetti non farmacisti che puntano a entrare nel mercato;

Ø gli emendamenti presentati all’articolo 2, che puntano a sanare le parafarmacie “storiche”, cioè quelle aperte dopo l’entrata in vigore del primo decreto Bersani, trasformandole in farmacie vere e proprie (escludendo però quelle aperte dai titolari di farmacia e i corner dei supermercati), e introducendo un sistema regolato per l’apertura delle future parafarmacie, basato su un quorum e un concorso. Prevista anche l’istituzione di farmacie non convenzionate. Anche queste ipotesi sono destinate a creare una falla nel sistema;

Ø le parafarmacie potrebbero chiedere anche una maggiorazione del punteggio nei concorsi per essere avvantaggiate nei concorsi per l’assegnazione delle nuove sedi farmaceutiche;

Ø l’emendamento sempre all’articolo 2, finalizzato a consentire l’ingresso illimitato del capitale nella titolarità delle farmacie, con l’obiettivo di consentire la creazione di catene;

Ø l’emendamento al DDL finanziaria (per il momento ritirato), tendente a trasformare il prezzo dei medicinali di fascia C con ricetta in un prezzo massimo, con possibilità di praticare sconti come avviene per i medicinali senza ricetta. Tale misura chiuderebbe il cerchio, trasformando la distribuzione del farmaco in un mercato interamente liberalizzato.

Da parte nostra, possiamo mettere in gioco, oltre al pacchetto delle proposte elaborate dal tavolo tecnico (che comprendono anche l’allargamento della fascia dei medicinali senza ricetta per dare maggiori spazi a corner e parafarmacie), la proposta di eliminare l’obbligo del farmacista, molto difficile da ottenere, ma che può costituire un utile elemento di trattativa, e possiamo rinnovare la richiesta di assegnare alla SISAC il compito di trattare la convenzione, affinché tale norma sia inserita in un provvedimento con un iter rapido e certo.

Per quanto riguarda le iniziative sindacali, abbiamo gli strumenti dell’annuncio dell’indiretta e della disdetta della convenzione. Dobbiamo tenere conto al riguardo che la Commissione di garanzia per il diritto di sciopero prevede una dettagliata regolamentazione delle nostre possibili iniziative sindacali (preannuncio, durata, farmaci essenziali), il cui rispetto darebbe alla nostra protesta un senso di maggiore serietà e autorevolezza.

Ritengo di avervi fornito in modo sufficientemente chiaro tutti gli elementi informativi in mio possesso. Chiedo ai colleghi che sono stati presenti al tavolo se hanno altre notizie che ritengono utile fornirvi. Vi invito a evitare di toccare argomenti che possono danneggiare il buon esito della trattativa.



Vi ringrazio.
OGGETTO AUTORE DATA
Re:quorum a 2500 BALDI VINCENZO 23 Novembre 2007 15:56
sul quorum proposto (3800 abitanti per farmacia) ho più di una perplessità.
Si è sempre fatto riferimento all'importante funzione sociale dei piccoli centri e alle difficoltà alle quali devono sopperire a causa dei disagi propri delle piccole sedi.
Questo concetto è stato più volte ribadito in contesti in cui la categoria si doveva difendere da qualche attacco esterno.
Oggi, paradossalmente, si cerca di ammorbidire il famigerato Bersani Ter, proprio chiedendo a queste farmacie il maggiore sacrificio.
Stiamo passando, infatti, da un quorum di 5000 a uno di 3800 (differenza 1200), mentre, per le sedi maggiori il "taglio" va da 4000 a 3800 (differenza 200). Inoltre, e si pensi ai comuni costituiti da più frazioni distaccate, nelle frazioni di 1000 abitanti è prevista una farmacia fuori pianta organica. Se poi si ha la fortuna di esercitare in un posto di mare, ogni 2000 turisti è previsto un dispensario farmaceutico estivo (da giugno a settembre, con l'afflusso turistico ridotto a circa 20 giorni nel mese di agosto).
Non so se rimanere perplesso oppure se chiedere il "perchè" di questa apparente (???) contraddizione, ma ho tanto l'impressione che riuscire a dare un servizio apprezzabile nelle piccole realtà stia diventando sempre più utopico.
 
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